lunedì 11 ottobre 2010

Riflessioni Sul Prajnaparamita Hridaya Sutra Parte 1

Il bodhisattva Avalokitesvara praticava la profonda Prajnaparamita [la saggezza suprema].
In quel momento egli percepì che tutti e cinque gli skandha sono vuoti
e fu liberato da tutta l'angoscia e la sofferenza.
Oh Shariputra, la forma non è altro che vuoto, il vuoto non è altro che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma (il primo skandha);
ed è lo stesso per sensazione, percezione, formazione karmica e coscienza (gli altri quattro skandha).
Shariputra, tutte le cose sono vuote apparizioni.
Esse non sono nate, non sono distrutte, non macchiate, non pure;
non aumentano né decrescono.
Perciò, nella vacuità non c'è forma, né sensazione, né percezione, né formazione karmica, né coscienza;
né occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, mente;
né forma, suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c'è un regno del vedere,
e così via finché giungiamo a nessun regno della coscienza;
non vi è conoscenza, ignoranza,
né fine della conoscenza, né fine dell'ignoranza,
e così via finché giungiamo a non ci sono vecchiaia e morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c'è sofferenza, karma, estinzione, Via;
né saggezza, né realizzazione.
Dal momento che non si ha nulla da conseguire, si è un bodhisattva.
Poiché ci si è interamente affidati alla Prajnaparamita,
la mente è priva d'ostacoli;
dal momento che la mente è priva d'ostacoli,
non si conosce paura, si è ben oltre tutto il pensiero illusorio,
e si raggiunge il Nirvana definitivo.
Poiché tutti i Buddha
del passato, del presente e del futuro
si sono interamente affidati alla Prajnaparamita
essi conseguono la suprema illuminazione.
Perciò sappi che la Prajnaparamita è il grande mantra,
il mantra più alto,
il supremo incomparabile mantra,
capace di placare tutta la sofferenza.
Questo è vero.
Non è falso.
Perciò io esclamo il mantra della Prajnaparamita,
esso dice:
Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, svaha!
(andato, andato, andato all'altra sponda, completamente sull'altra sponda, benvenuto risveglio!).

fonte:

Il sutra del cuore della perfezione della saggezza è uno dei più famosi sutra di tutta la tradizione buddhista mahayana ed è, come dice il nome stesso, il cuore della Prajnaparamita (la perfezione della saggezza).
Questo sutra esprime quella che secondo il buddhismo è la verità ultima di tutte le cose: la loro vacuità, in quanto impermanenti, prive di sostanzialità e interdipendenti.
La questione della vacuità (Sunyata) nasce da un contesto abhidharmico di raffinata speculazione ontologica, ma vedremo dopo nello specifico di cosa si tratta.
Per ora concentriamoci su quello che è l'aspetto più rilevante di questo sutra, la dottrina del non-Sè espressa nelle parole "O Shariputra, la forma non è altro che vuoto, il vuoto non è altro che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma (il primo skandha);
ed è lo stesso per sensazione, percezione, formazione karmica e coscienza (gli altri quattro skandha)."
Si noti come la dottrina del non-Sè sia una peculiarità della soteriologia buddhista, che si differenzia nettamente da quella induista.
Quest'ultima infatti sostiene, affermando l'autorità delle Upanishad, l'esistenza di un Sè superiore (Atman) dentro ognuno di noi che è tutt'uno con l'assoluto (Brahman)... gli asceti indù infatti vedono la conoscenza del Sè come l'unico modo di liberarsi dal ciclo del Samsara (il ciclo delle continue rinascite e dunque della continua sofferenza) ed essere tutt'uno con Dio.
Il Shakyamuni invece propone una dottrina molto più radicale, volta a recidere qualsiasi attaccamento si generi in noi, la dottrina del non-Sè (Anatman).
Essa si basa sulla comprensione dell'impermanenza e dell'insostanzialità (e dunque della vacuità) dei 5 skandha, gli aggregati psico/fisici che compongono la persona empirica (corpo, sensazioni, percezioni, formazioni karmiche e coscienza), eliminati questi 5 "candidati" al titolo di Sè, si può concludere che il Sè non esiste, è una pura costruzione mentale che genera attaccamento e dunque sofferenza.
Si può obiettare che il Shakyamuni abbia detto cosa NON è il Sè, ma non l'ha negato definitivamente... io penso però che se non avesse voluto negarlo, ne avrebbe tranquillamente parlato.
La dottrina del non-Sè è però soltanto l' "apertura" del sutra del cuore, che invece contiene una vasta gamma di insegnamenti riguardanti la fenomenologia, la soteriologia e la gnoseologia buddhista.
Nella parte 2 della mia riflessione spiegherò come i 38 sutra della Prajnaparamita (di cui fa parte il sutra del cuore, su cui ci concentriamo per il momento) rappresentano una critica spietata alle speculazioni Abhidharmiche del buddhismo dei Nikaya...

Nessun commento:

Posta un commento